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Quattro novelle di viaggio / Luigi Pirandello ; a cura di Luciana Martinelli ; con un saggio di Michelangelo Fino - Allori Edizioni, Imola, 2008 - p. 200 - recensione a cura di Rita Nicolì.


Michelangelo Fino, in questo studio sulle novelle di Pirandello, si propone di analizzare la “familiarità” dell’autore agrigentino con il tema del viaggio in treno, presente in ben trentaquattro novelle su duecentotrentasette. Il saggista (il cui testo è curato da Luciana Martinelli) ne riporta integralmente quattro: “Il treno ha fischiato”, “Quando si comprende”, “Nenia”, “Una giornata”, paradigmatiche per la presenza di alcuni aspetti principali analizzati nel corpo del saggio. Fino prende le mosse dalla definizione che l’autore diede di sé in una intervista del 1926, rilasciata, tra l’altro, proprio in treno di ritorno dalla Svizzera: «sono un viaggiatore senza bagagli», e arriva ad individuare nella dimensione spaziale del treno, e in tutto ciò che ad esso è legato (stazione, vagone, caffè…) il luogo scenico in cui si realizza la precarietà esistenziale di ogni uomo-viaggiatore. Il viaggio in treno, infatti, si configura come esperienza destabilizzante: i sensi dei personaggi entrati nel ventre del «ferreo mostro» vengono violentemente urtati; eppure, come mette in rilievo Fino, le stesse sollecitazioni diventano talvolta strumento di rivelazione come in “Il treno ha fischiato” in cui il fischio, se pur lamentoso, sinistro ed inquietante, ha la capacità di inceppare il distruttivo, costante meccanismo quotidiano che opprime Belluca, sebbene lo stato che ne consegue sia di totale alienazione, di vera e propria follia. La prima parte del volume si conclude con un excursus sulla valenza del treno nella letteratura di fine Ottocento - primo Novecento (da Carducci a Pascoli, da Svevo a Montale, a Caproni) per collocare l’ideologia di Pirandello all’interno di un sistema culturale più ampio. Fino conclude che sempre il treno è “strumento” di rottura dei legami, di allontanamento dagli affetti, spazio entro cui, drammaticamente, si lacera l’esistenza dei viaggiatori. Nella seconda parte del saggio, una sezione è dedicata all’analisi dei luoghi ferroviari, alla loro teatralità e alla loro valenza. L’ultimo paragrafo è riservato all’analisi di “Una giornata”, novella del 1936, in cui il viaggio raccontato ricorda, con le parole del saggista, «l’epifania finale del viaggio proustiano», in una situazione sospesa tra esistenza reale e sua rappresentazione, tra veglia cosciente e sogno: la novella rappresenta, insomma, la metafora dell’intera esistenza dello scrittore.

RITA NICOLI'


Monografia






2008

XXI




treno (train)

Italy

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Adriatico occidentale

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