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Compagni di viaggio / a cura di Vincenzo De Caprio - Viterbo : Sette città, 2008 - 477 p. ; 21 cm + DVD - recensione a cura di Claudia Quatraro.


Il tema proposto dal CIRIV (Centro Interuniversitario di Ricerche sul Viaggio in Italia) per il convegno «Compagni di viaggio fra letteratura e cinema» (svoltosi nell’ambito delle celebrazioni per gli ottant’anni della Provincia di Viterbo) può a prima vista apparire centrato su una questione marginale. Grazie ad una ricca ed articolata serie di interventi raccolti nel volume degli atti, questo è analizzato in tutta la sua peculiarità e complessità, dimostrando come la “qualità” di compagno di viaggio possa essere attribuita a persone, a oggetti, a realtà immateriali, trovando specifici spazi e modalità narrativi. Si pensi alle compagnie sorte casualmente, per la condivisione dell’intero percorso di viaggio o di parte di esso, o per la comunanza del mezzo di trasporto, proprio come nel caso dell’incontro fra Vettori e Machiavelli, descritto dal primo nel «Viaggio in Alamagna». Sono qui riportate le due qualità essenziali del compagno di viaggio: la disponibilità a una sorta di confronto di idee e la solidarietà materiale, qualità tipiche del “viaggiatore in comitiva”, come ha affermato l’autore dell’intervento, Filippo Grazzini. Un differente tipo di compagnia offrono coloro che, pur assumendo un valore affettivo minore, sono di non poca importanza ai fini del viaggio, poiché lo rendono possibile: ad esempio, il numeroso seguito di re e regine è fondamentale in quanto a ciascun componente spetta una precisa mansione, dall’accompagnamento, alla rappresentanza, all’assistenza religiosa e medica. È quanto emerge dalla «Relatione fatta dall’Illustrissimo Signor Cavaliere Pisani alla S. Maestà Reale della Regina di Polonia di tutte l’Antichità di Roma in beneficio de’ Cavalieri qui in Roma Oltramontani», su cui Francesco De Caprio ha impostato il suo intervento. A svolgere la funzione di compagno di viaggio è qui anche la «Relatione» stessa, ossia la guida turistico-antiquaria pensata non già per la regina, bensì per la corte, che, una volta a Roma, ha tutto l’interesse a conoscere i maggiori luoghi e monumenti della città. Oltre alle guide sulle più notevoli “antichità” di Roma, altro oggetto che si rivela ottimo compagno di viaggio è il libro: nel suo viaggio verso Francia, Svizzera, Germania, Italia, Michel de Montaigne è accompagnato da cinque personaggi, tutti di livello culturale inferiore a quello del filosofo, ma anche dai suoi stessi “Essais”. La travagliata storia di questi scritti è riportata nel «Journal de Voyage en Italie», in parte steso da un membro della sua compagnia (il segretario), il quale riveste il ruolo di biografo del suo maestro, ed è dotato di una singolare capacità d’osservazione e di una certa libertà di giudizio. Anche nella «Relation du voyage de Monseigneur Andrè de Mello de Castro à la Cour de Rome, en qualitè de envoye extraordinaire du Roi de Portugal Dom Jean V» (oggetto dell’intervento di Carmen M. Radulet) è una delle persone accompagnatrici ad assumere l’incarico di riportare fedelmente su carta ciò che ritiene degno di memoria. Colui che viene accompagnato nelle sue missioni diplomatiche, il re di Portogallo Don Joào V, ha al suo seguito molti ambasciatori ma anche servi acquistati nel corso del viaggio (anche se la comitiva o “familia” è, in linea di massima, studiata ad arte prima della partenza, dato il suo compito delicato di mediatrice nelle controversie). Si riscontrano sontuosità e simbolismo analoghi nella preparazione dei funerali di personaggi illustri, come si evince dall’intervento di Cristina Rosa a proposito di quelli di D. Pedro II e del citato D. Joào V: in tal caso i “compagni dell’ultimo viaggio” assurgono al ruolo di co-protagonisti dell’evento, insieme al defunto, poiché devono esaltarne la figura attraverso il loro elevato numero e l’effimero sfarzo degli addobbi di cui si circondano. Per diversi viaggiatori del seicento, invece, i libri rappresentano i compagni di viaggio per eccellenza: essendo composti per descrivere i luoghi o le cose viste o da vedere durante il viaggio, essi non contengono riferimenti consistenti alle persone che accompagnano gli autori nei loro spostamenti, per cui i reali compagni di viaggio si riducono a pure e semplici comparse. Danno esempio di ciò l’opera del sacerdote Richard Lassels, « Voyage of Italy», del 1670, su cui è intervenuta Daniela Giosuè, e l’opera di Alberto Fortis, «Saggio d’osservazioni sopra l’isola di Cherso ed Osero», su cui Giovanna Scianatico ha tenuto la sua relazione. In quest’ultimo lavoro, in particolare, protagonisti sono, insieme ai luoghi, gli Antichi, che emergono come fugaci e occasionali compagni. Altro speciale compagno di viaggi è l’album da disegno su cui Marianna Candidi Dionigi trasferisce le emozioni e le esperienze da lei vissute nel corso dei suoi viaggi, attraverso le immagini. Come in quello di Letizia Lanzetta, appena citato, anche nell’intervento di Gaetano Platania si legge di un inconsueto compagno di viaggio, ossia una “guida alla conversazione”, quella che l’autore Giuseppe Miselli ha intitolato «Burattino veridico», e che avrebbe aiutato il viaggiatore a comunicare in svariati luoghi nel modo migliore. Differente è la percezione che Giuseppe Gioacchino Belli ha dei suoi compagni, che lo seguono in un lungo e faticoso viaggio in Italia: l’autore, come ha osservato nel suo intervento Vincenzo De Caprio, pone al centro del suo narrare la propria persona, per cui presenta i suoi compagni come elementi secondari, sebbene sempre nella loro importante funzione di veicoli di nuove esperienze, che aprono i suoi occhi verso nuovi mondi, allietandolo nei momenti di maggiore fatica. Tutta la “corporalità” insita nella narrazione di Belli è riscontrabile, sia pur in un differente contesto storico, nel documentario d’arte di Emilio Cecchi, «Vita e morte degli Etruschi»: Francesca Petrocchi nella sua relazione evidenzia il nesso inscindibile fra vita e morte, che caratterizzava la civiltà etrusca, e su cui Cecchi si è voluto soffermare, per conoscerne tradizioni, usi e costumi, in una personale rilettura di questa remota civiltà, mettendo da parte ogni luogo comune sul loro conto. Nella persona di Corinne, protagonista dell’importante romanzo di Madame de Staël «Corinne ou l’Italie», si riconosce invece una compagna di viaggio influente e funzionale alla comprensione del romanzo stesso, come ha spiegato Novella Bellucci: la donna orienta e guida, appunto, il protagonista Lord Nelvil in un viaggio alla scoperta del “Bel Paese” nella sua totalità: si tratta infatti, anzitutto, di un viaggio sentimentale e mentale attraverso i nuclei culturali fondamentali dell’epoca, ma anche di un viaggio attraverso i mali dell’Italia. Il viaggiatore napoletano Cesare Malpica, diretto a Roma (sulla cui figura si è diffuso Stefano Pifferi), inserisce il suo soggiorno romano nella sfera del “sogno”; la centralità delle “impressioni” e la sua disponibilità alla conversazione con i compagni che incontra lungo il tragitto, anche se in mezzo a disagi e scomodità del viaggiare, lo pongono in antitesi con Belli. Altrettanto ben disposto nei riguardi dei suoi compagni è De Amicis durante il suo viaggio verso il Marocco, come si evince dall’intervento di Marilena Giammarco: l’autore si dedica ampiamente alle popolazioni che incontra, dilungandosi sui loro costumi, su tradizioni, su etnie, che studia come un osservatore pienamente coinvolto dal punto di vista emotivo, e inserendo anche le riflessioni dei compagni di viaggio stessi, i quali sono molto numerosi e influenzano significativamente l’organizzazione testuale, portando De Amicis a cedere più volte la scena ad altri attori. De Amicis è anche il protagonista dell’intervento di Sebastiano Martelli, che ha voluto leggere il tema del compagno nell’ambito dei viaggi compiuti sull’Oceano, per emigrare nella speranza di una vita migliore. La nave su cui De Amicis viaggia è un microcosmo in cui si ripropone, metaforicamente, la divisione in classi appena lasciatasi alle spalle, prima della partenza. Altrettanta varietà di personaggi, di realtà e di vicissitudini si ritrova nell’intervento di Sandra Puccini, incentrato su mediatori, informatori e guide nelle indagini etnografiche. Emerge tutto il rispetto accordato da numerosi illustri viaggiatori ai loro compagni, originali, poliedrici, dalla cultura e dai costumi particolari, e proprio per questo oggetto di un vivo e sentito interesse da parte di chi viaggia e ne fa la conoscenza, alla maniera di De Amicis in «Marocco». Se nella letteratura la trattazione del tema dei compagni di viaggio non può che riflettersi in un genere ibrido (quello odeporico, appunto), il cinema trova invece il modo di moltiplicare gli ingredienti del ‘pastiche’. «L’armata Brancaleone» di Monicelli e il suo sequel, «Brancaleone alle crociate», sono esemplari in tal senso, come ha affermato Fabio Canessa. Ciò è evidente nel movimento circolare, errabondo e sempre fallimentare, del protagonista e dei suoi compagni. In ogni rapporto vige la regola della non reciprocità, quindi della condanna all’incomprensione, che diventa metafora della vita, scandita dalla frustrazione dei desideri. I compagni di viaggio che qui emergono sono cenciosi, cialtroni, e “la vita è una serpa di disgrazie con qualche sciagura”. E il compagno di viaggio conferma ancora una volta, come dimostrano le relazioni del convegno, la sua presenza apparentemente accessoria, occasionale, eppure funzionale allo svolgimento del viaggio e quindi della narrazione. CLAUDIA QUATRARO



Monografia






2008

XXI


CIRIV testi e manuali ; 1 - Collana diretta da Vincenzo De Caprio

9788878531222

critica letteraria (literary criticism), Atti di Convegno

Italy

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