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A travers l'Apulie et la Lucanie. Notes de voyage / François Lenormant - Paris : A. Lévy, 1883 - 2 voll. ; in-8° ; 22 cm.


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François Lenormant (Parigi, 1837 – Parigi, 1883) fu un archeologo, numismatico e assiriologo. La maggior parte dei suoi studi erano diretti a ricercare le origini di due grandi civilizzazioni del mondo antico, rintracciabili in Mesopotamia e sulle sponde del Mediterraneo da chi, come lui, era animato da una perfetta passione per l'esplorazione. Fu con questo obiettivo che oltre alle sue prime spedizioni in Grecia, effettuò i viaggi nel sud dell'Italia e fu proprio durante una ricerca in Calabria che gli occorse un fatale incidente che l'avrebbe condotto alla morte, a Parigi, quarantaseienne, dopo una lunga malattia. Il sapere di Lenormant aveva un’estensione enciclopedica e la quantità e la varietà del suo lavoro appaiono ancora più stupefacenti alla luce della sua breve esistenza. Nel 1866 fu in Italia allo scopo di studiare le antichità della Lucania e della Puglia. Nel 1879 visitò la Calabria partendo da Taranto; nel 1882 attraversò la Basilicata partendo da Catanzaro con destinazione Napoli. I suoi viaggi nel Sud d’Italia sono descritti nei suoi reportage di viaggio A travers l'Apulie et la Lucanie[1] e La Grande Grèce che ispirarono altri viaggiatori famosi come George Gissing e Norman Douglas che ripercorsero infatti il suo stesso itinerario, alla ricerca dei luoghi e dei personaggi descritti dall'archeologo francese. Il sud che ci restituiscono le sue pagine è un paese arcaico ed esotico, carico di memorie perdute, ma soprattutto di una bellezza selvaggia. Immaginare il Mezzogiorno di oggi attraverso le sue descrizioni, ci restituisce il fascino di un luogo sospeso, vicino e remoto allo stesso tempo. La stesura dei due volumi di A travers l'Apulie et la Lucanie , a cui, nelle intenzioni dell’Autore avrebbe fatto seguito un ultimo volume dedicato alla Puglia marittima e alla Terra d’Otranto, fu redatta in poco tempo probabilmente a causa del suo precario stato di salute che di lì a poco lo porterà alla morte. Giustino Fortunato, già nel 1883 pubblicava nella sua versione le pagine relative al viaggio del suo amico Lenormant da Santa Venere a Banzi, col titolo Melfi e Venosa. L’enorme preparazione nel campo dell’archeologia del viaggiatore francese gli consentì di fare tutta una serie di proposte archeologiche, di dar conto della reale valenza di scavi in corso o realizzati, come pure di denunciare la distruzione di un patrimonio incalcolabile. Egli infatti sentiva in Puglia il profumo della Grecia e vedeva nei Pugliesi i continuatori dei Greci antichi. Nel miscuglio di civiltà, nel mare di monumenti sepolti nella polvere e dimenticati dall’Europa civile, egli riconosceva la propria terra “natale”, il luogo di nascita dell’Europa, il punto da cui s’irradiava la civiltà occidentale; considerava il Sud una terra unica al mondo, l’ombelico del Mediterraneo con l’incanto delle intersecazioni tra arte locale, influenza araba e influsso francese che formavano un’arte unica nel suo genere. L’archeologo francese può essere considerato antesignano dei grandi meridionalisti poiché poneva in primo piano la questione meridionale evidenziando problemi come quello dell’arretratezza dell’agricoltura basata su procedimenti arcaici e ripetitivi come il sistema triennale del maggese; riteneva prioritario vincere la battaglia per il Meridione come momento di sviluppo del nostro Paese ai fini della vera unificazione sul piano economico e sociale dell’Italia. (La nota è della Dott. Filomena Attolico, della Biblioteca Nazionale di Bari)



Monografia





A. Lévy

1883

XIX

2 voll. ; in-8 ; 22 cm.



Lucania, Puglia

France

Francese




Adriatico occidentale

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