Via Palmieri (Lecce)
Proponiamo, come uno fra i tanti possibili, un brevissimo percorso che si inoltra nel centro storico da Porta Napoli verso il duomo, tra testimonianze artistiche, piccole botteghe artigiane e suggestive atmosfere meridionali: via Palmieri. Superata la porta, maestoso arco antico di pietra chiara, che diviene calda e luminosa alla luce del sole, si ammirano le finestre rococò di un palazzotto signorile settecentesco: Palazzo Guarini, edificato nel 1760 nella stessa pietra dorata, ed attribuito al famoso architetto Emanuele Manieri . E’ uno dei palazzi più integri dell’aristocrazia leccese, attualmente ospita le botteghe di un libraio e di un artigiano della cartapesta – una tradizione tipica del Salento. Sullo stesso lato della strada si affaccia il Teatro Paisiello, dal nome del musicista locale del ‘700, lo stesso adottato dal piacevole caffé , situato di fronte ai cui tavolini all’aperto si sta seduti anche d’inverno, nel mite clima leccese. Ma prima di questo, sulla destra si trova la chiesa Santa Maria della Porta dalla grande cupola rotonda maiolicata, neoclassica per la forma, ma evocante suggestioni orientali nelle piastrelle verdi e azzurre che la ricoprono fitte. È piacevole aggirarsi tra le piccole corti, le facciate dei famosi palazzi che si susseguono, tra questi meritano menzione il Palazzo Vergara-Casotti, e Palazzo Palmieri, quest’ultimo costruito nel 1500 con una facciata rococo e riconoscibile per il portone Catalano. In questo palazzo fu dato asilo a Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat nel 1800. Importante è il giardino sotto il quale si conserva il messapico Ipogeo , scavato nella roccia tufacea e decorato lungo le scale e fino alla sala sepolcrale. Continuando, sulla sinistra sbuca da un ciuffo di palme la facciata della Chiesa San Giovanni di Dio del XVI secolo, di fronte a cui si ammira un massiccio portone nobiliare, nel quale è possibile addentrarsi, per scegliere da una bottega artigiana delle terre cotte dal bianco all’ocra, al giallo, al colore caldo della creta.
Proseguendo, dopo una vecchia cartoleria che ripropone oggetti di gusto ottocentesco - quaderni dalla copertina nera, stilografiche , album dal dorso di cuoio - , si spalanca una piccola piazza: Piazzetta Panzera, che si direbbe spagnola, con quattro altissime sottili palme, profilate contro il cielo intensamente luminoso del Sud, e pochi arbusti dalle foglie rossastre, che si ricoprono in primavera di un’effimera e dolce fioritura rosata.
Nella piazza si può aver la fortuna di trovare aperto il portone del Seminario e di penetrare nel chiostro, tra gli intensi profumi degli aranci e delle gaggie che circondano il pozzetto.
|