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Alla fine del viaggio / a cura di Luisa Rossi e Davide Papotti - Reggio Emilia: Diabasis, 2006 - 337 p., [8] c. di tav. : ill. ; 23 cm - recensione a cura di Fulvia Balestrieri.


Il volume raccoglie gli atti del convegno promosso dal Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici (CISGE) e dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Parma (Parma, 13 e 14 febbraio 2003). L’iniziativa nasceva dall’interesse per il viaggio e la letteratura di viaggio in quanto campi non esclusivi dei geografi, ma ambiti in cui è necessario un approccio pluridisciplinare, confermato dalla presenza di studiosi di geografia e letteratura provenienti da diverse Università italiane e straniere. I saggi raccolti nel volume sono organizzati in tre sezioni: “La mente del viaggiatore”, “Grand Tour e dintorni” e “Grands voyages”. Apre la prima sezione un saggio di Giuseppe Papagno sugli effetti del viaggio sulla cultura e l’identità del viaggiatore, che inevitabilmente si trasforma in relazione all’ ‘altrove’ visitato, caratterizzato da diversità, novità e imprevedibilità. Papagno considera i diversi modi, motivi e finalità che contraddistinguono i viaggi e la scrittura a cui il viaggiatore si dedica alla fine del viaggio. Segue l’intervento di Massimo Quaini, il quale affronta la pratica del viaggio tra Settecento e Ottocento, sottolineando la centralità dell’osservazione come fonte di conoscenza, in relazione allo sviluppo della cultura geografica nella seconda metà del Settecento. Eugenio Turri - al quale è dedicato il volume - affronta la tematica del viaggio dal punto di vista antropologico: viaggio come allontanamento, mobilità, scambio, incontro, comunicazione culturale e sociale per le popolazioni studiate da autori come Malinowski, Mauss, Polanyi, Lévi-Strauss e Sahlins. Francesco Surdich indaga l’avventura coloniale italiana, soffermandosi sulla genesi del colonialismo italiano e sui resoconti relativi ai territori e alle popolazioni conquistate. Nadia Fusco e Claudio Cerretti, individuando nel ritorno l’essenza del viaggio, ricostruiscono le ragioni per cui alcuni ritorni siano stati completamente trascurati, mentre altri abbiano avuto un enorme successo: determinanti sono le condizioni dell’offerta e quindi la consonanza tra viaggiatore e impresario. Oggetto di studio è, dunque, la Società Geografica Italiana in relazione ad alcuni viaggiatori ‘indecenti’ (perché non considerati ‘decenti’ dalla SGI) tra cui Matteo Grixoni, Sebastiano Martini Bernardi, Renzo Manzoni, Pietro Eugenio Parent, Augusto Franzoj e l’esploratore lucchese Carlo Piaggia. Piergiovanni Genovesi presenta un’analisi dell’odonomastica (dal greco odos = via, onomastiké = arte del nominare), strumento di orientamento cittadino, che si afferma in Italia e in Europa tra Settecento e Ottocento con valenza pedagogica e celebrativa. Chiude la prima sezione un saggio di Patrizia Licini, che prende in esame le possibili relazioni tra le immagini multimediali e i documenti geografici di età arcaica, verificando come questi possano essere ancora considerati strumenti di comunicazione e ricerca. La seconda parte del libro, dedicata al Grand Tour, si apre con un saggio di Ernesto Mazzetti che traccia le condizioni politiche, economiche, culturali e artistiche che hanno determinato il crescente interesse dei viaggiatori europei nel Settecento verso il Sud d’Italia, sottolineando il ruolo protagonistico assunto dalla città di Napoli nell’ambito del Grand Tour. Simonetta Conti esamina la scrittura del romanziere spagnolo Pedro Antonio de Alarcón nel resoconto del viaggio compiuto tra il 1860 e il 1861 da Madrid a Napoli, notando, da un lato, la persistenza di elementi affini allo spirito del Grand Tour e, dall’altro, osservazioni e modi di viaggiare tipici del Romanticismo. Leonardo Rombai, ripercorrendo la scrittura dei letterati toscani del XIX e XX secolo, evidenzia la tendenza degli autori a delineare ambientazioni letterarie da loro stessi vissute, arricchite da un’approfondita conoscenza dei territori (tramite frequenti viaggi all’interno della campagna fiorentina e nelle città toscane) e dal forte legame socio-culturale con il territorio regionale. Lo studio di Daniela Galassi, dedicato al legame tra letteratura di viaggio e produzione geografica in relazione alla regione ligure, si occupa della scrittrice russa Anastasija Cvetaeva e del suo resoconto di un soggiorno, nei primi anni del XX secolo, a Nervi, allora noto centro turistico sanitario. Roberta Cevasco, nel saggio dedicato alla geografia storica, compie un’attenta analisi del testo letterario “Viaggio ai Monti di Parma”, scritto dal capitano Antonio Boccia nel 1804, come fonte di studio per le ricerche di geografia ed ecologia storica. La seconda sezione si chiude con un saggio di Franca Miani, la quale propone lo studio di due opere di Lorenzo Molossi, il “Vocabolario topografico dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla” (pubblicato a Parma tra il 1832 e il 1834) e il “Manuale topografico degli Stati Parmensi” (uscito nel 1856) come testi letterari ricchi di conoscenze geografiche, informazioni e descrizioni analitiche accanto a notizie, aneddoti e curiosità locali. “Grands voyages” è il titolo della terza sezione, che si apre con un saggio di Maria Enrica d’Agostini, in cui la studiosa presenta la lettura di due opere, “Ansichten der Natur” e “Kosmos”, scritte nella prima metà del XIX secolo da Alexander von Humboldt, sottolineandone la duplice identità di racconti di viaggio e esposizioni scientifiche di tipo sociologico-geografico, ricavate con il metodo della osservazione comparatistica. La geografa Luisa Rossi, interessata allo studio della letteratura odeporica in relazione alla scrittura femminile, propone la rappresentazione della società e della cultura femminile della città di Costantinopoli nelle lettere scritte nel XVIII secolo dalla nobildonna inglese Mary Wortley Montagu e nei “Mémoires” del barone François de Tott. Del tema del viaggio ‘di genere’ in Oriente si occupa anche il saggio di Graziella Galliano. La studiosa, partendo dagli studi di letteratura odeporica femminile di Luisa Rossi, approfondisce il contributo alle conoscenze geografiche apportato dalla viaggiatrice francese Alexandra David-Néel e dai suoi resoconti di viaggio in Asia, descritti con particolare attenzione e partecipazione psicologica. Carminella Biondi riporta un’analisi dei miti e delle credenze religiose dei popoli americani, ricavata dalla lettura di diverse relazioni di viaggio di esploratori laici e missionari in Louisiana tra fine Seicento e inizio Settecento. Mario Tesini prende in esame il viaggio condotto da Alexis de Tocquellive tra il 1831 e il 1832 nella Repubblica americana, considerandolo un documento importante per la storia del pensiero politico e della teoria sociologica, ricco di riflessioni circa il fenomeno democratico e la società americana. Segue l’intervento di Andrea Miroglio, che mette in evidenza il ruolo del viaggio nella storia del Cristianesimo, soffermandosi sulla letteratura missionaria, tappa indispensabile per la diffusione del messaggio evangelico. Il saggio di Gilles Bertrand offre una sintesi del convegno. Lo studioso osserva come il carattere diversificato dei molteplici contributi caratterizzi la dimensione sperimentale del convegno stesso. La dimensione odeporica è inevitabilmente legata al ritorno e alle forme di restituzione del viaggio (lettere, diari, romanzi, saggi, disegni, carte), necessitando di un costante approccio pluridisciplinare. FULVIA BALESTRIERI



Monografia



Diabasis



2006

XXI

337 p., [8] c. di tav. : ill. ; 23 cm



Atti di Convegno

Italy

Italiano




Adriatico orientale e occidentale

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