Nella regione montagnosa a sudest di Pristina, le rovine della città medievale di Novo Brdo occupano una collina a 1100 metri sopra il livello del mare. Benché vi fossero indicazioni archeologiche che l’area fosse stata abitata nell’antichità, le rovine visibili sono esclusivamente medievali. Novo Brdo fu una delle più importanti città del tardo medioevo nei Balcani centrali. La sua crescita e prosperità erano dovute alle vicine miniere, ricche di piombo, argento ed oro la cui attività ebbe inizio nella prima decade del XIV sec. Minatori ed abitanti di Novo Brdo costituivano una popolazione multi – etnica che includeva Serbi, Sassoni, Albanesi, Greci ed Ebrei. I cittadini della Repubblica di Ragusa costituivano una etnia privilegiata nel commercio dei metalli. Le fonti storiche, così come il conio delle monete testimoniano la fama della città tra il XIV ed il XV sec. Secondo Bertrandon de la Broquière , negli anni 1440, il despota serbo, Djurad Branković, introitava un profitto annuale di 200.000 dukat (monete d’oro) dalla produzione delle miniere. Particolarmente prezioso fu l’argento che conteneva fino al 33% d’oro, argentum glama. L’attività mineraria continuò anche dopo la conquista ottomana nel 1455. Dopo le guerre austro-turche nel XVII sec, la città iniziò a perdere gradualmente l’importanza di un tempo e di seguito cessarono del tutto anche le attività minerarie. Nella città di Novo Brdo che oggi è ridotta ad uno stato di abbandono, è visibile solo la Fortezza Gumnište. Novo Brdo nel suo periodo di splendore consisteva in un grande insediamento non fortificato sul pendio orientale della collina, in una parte alta fortificata, e in una cittadella fortificata con sei torri massicce in cima alla collina. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce i resti di una cattedrale, “Sta Paraskevi” ed una chiesa monumentale sassone .
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